Le paure… a cui non puoi rinunciare

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• Sulla via della crescita spirituale la paura assume un significato diverso da quello comune. La paura diventa una prova, diventa anche uno strano veleno che contiene in sé il suo antidoto.
Esploriamo questo curioso paradosso •

La paura è un sentimento pervasivo, non dominabile. Quando cerchiamo di isolarla sfugge da tutte le parti, e in fondo, anche se a nessuno piace ammetterlo, non ci abbandona mai. Permane insistente, come un sordo rumore di sottofondo, che può crescere nei momenti più inaspettati, mettendoci in agitazione. È una presenza disagevole, che resta sottotraccia e che non riusciamo a isolare facilmente. Toglierle potere è un’impresa avventurosa.
In questo momento storico la paura si sta facendo particolarmente sentire. Agisce su diversi livelli, poiché essa stessa è molteplice: esistono diversi tipi di paura. C’è la paura ancestrale della morte, con cui nasciamo. La paura della carestia, del non saperci procurare sostentamento e riparo. La paura degli altri, dell’amore, dei contatti intimi. E la paura dell’ignoto. Ad ogni progresso coscienziale dobbiamo fare i conti con delle paure che ci perseguitano. Alcune di esse, che pensavamo di esserci lasciate alle spalle, magari si ripresentano, ancora più intense di prima. A volte la percepiamo come qualcosa di antico che si insinua nelle nostre fibre.
Dobbiamo quindi sostenere una prova in cui più che mai l’ambito psicologico si intreccia con le esigenze dello spirito.

Perché la paura ha questo potere su di noi e perché non dobbiamo evitarla?

Se ci pensate, tutti gli eroi e le eroine della mitologia devono, nelle loro imprese, affrontare delle prove facendo appello alla dote del coraggio. Non si salvano solo perché sono forti o astuti.
Gli eroi sono tali perché possiedono qualcosa in più. Il loro stesso modo di vivere li rende diversi dagli altri. Essi appartengono al rango dei Giusti. Dei Buoni. Il loro coraggio di gettarsi nell’avventura non è banale sprezzo del pericolo, bensì fede completa in quello che fanno: un alto ideale. Possono osare perché vi è qualcosa di più grande in loro che li guida e li trascende.
Nel momento della prova estrema, l’eroe fallisce solo quando si perde d’animo e viene meno a se stesso, o al patto con la divinità che lo guida. Per un attimo smette di credere.

Il senso esoterico della paura

Proprio perché ci porta ai confini più estremi della natura umana, la paura è anche un sentimento potenzialmente evolutivo. Da questo punto di vista, più intensa è la paura che ci pervade e meglio è, poiché così saremo spinti nella ricerca più viva. Non a caso la paura viene esotericamente rappresentata dalla figura del Guardiano della Soglia: un essere terribile, che vigila su una Porta antica. La porta rappresenta la separazione tra noi e i mondi sottili, tra noi e la capacità di percepire i mondi invisibili. Il Guardiano, dice la Tradizione, è il nemico più potente da sconfiggere: un concentrato di tutte le nostre paure e tutte le nostre ombre.
Se potessimo avere accesso all’Oltre senza dover superare degli ostacoli, quindi senza essere pronti, rischieremmo la follia. Il senso del pericolo, incarnato in modo così potente da questa creatura di confine, ci mette in conflitto e al tempo stesso ci protegge da noi stessi.

Ma il discepolo / la discepola sulla Via, quando si trova davanti ad un momento estremo di difficoltà, sa che dalla sua parte non vi sono soltanto la forza e la volontà, perché nel frattempo ha sviluppato anche la fede. La fede è uno dei più elevati sentimenti di tipo transpersonale, cioè spirituale, che possiamo coltivare. La fede è in sé un ponte, perché si affaccia sulle dimensioni più alte dell’esistenza; allo stesso tempo essa può svilupparsi e radicarsi in tutti gli esseri umani di buona volontà. È per metà coinvolta con il divino e per metà con l’umano, perché questo siamo noi: delle creature a cavallo tra i mondi.

La fede come qualità sottile

La fede ci avvicina al divino che già risiede in noi e crea un contatto, attraverso la preghiera e la devozione, con le dimensioni sottili che vibrano su una frequenza più alta di quella terrena. Per questo è indispensabile nel passaggio iniziatico che ha come “combustibile” la paura.
Il termine “fede” è ormai usato nel linguaggio comune con un’accezione vagamente negativa (la “fede cieca”), oppure viene abbinata, sempre nel linguaggio comune, a concetti che hanno a che fare con l’ambito ordinario delle nostre vite: fede nella scienza, nel progresso, nella razionalità. Ma il nostro spirito ama allenarsi in un campo molto più vasto e ha la tendenza a trascendere un panorama così riduttivo. Chi si è incamminato sul Sentiero non può evitare di considerare la Fede nel suo significato più alto, e soprattutto è chiamato inesorabilmente ad includerla nella propria vita. Coltivare la Fede è una condizione indispensabile per lo sviluppo delle nostre qualità transpersonali (anzi, è una di esse!) e quindi per la nostra crescita spirituale. Senza Fede rimarremo sempre nell’ambito della nostra personalità ordinaria e non potremo mai fronteggiare le nostre paure ancestrali in modo radicale e risolutivo.
La coscienza individuale ordinaria è un elemento essenziale da sviluppare, ma quando si espande e arriva a toccare i confini più lontani del nostro essere, incontra per forza di cose la necessità della trascendenza. Non dobbiamo pensare che si tratti di una necessità metafisica, ma di una concreta chiave di volta per le nostre esistenze. E più precisamente, della chiave che serve per affrontare la Porta così ben custodita dai nostri Guardiani.
Senza questo passaggio la nostra vita spirituale sarà sempre monca, sempre zoppicante. E, soprattutto, sempre terreno di paure di ogni tipo, che ogni volta si presenteranno con un volto diverso. Anche la paura di un virus può essere considerata parte di questo scenario.
Il nostro atto di coraggio consiste dunque nell’avere Fede, nell’affidarci completamente a ciò che sappiamo esistere ma che non possiamo vedere. Solo dopo cominceremo anche a sentire, a vedere, e i nostri passi si faranno sempre più sicuri. Ma prima dobbiamo credere.

In questo consiste anche il passaggio iniziatico dal mondo ordinario al mondo sottile. L’accesso ai meandri dell’anima ci mette in contatto con gli ostacoli interiori, di cui il più difficile è la paura, in tutte le sue forme. Allora la Fede assume un significato non solo salvifico come comunemente inteso, ma anche esoterico, cioè nascosto. È una fiamma mistica che ci fa avanzare nell’oscurità. Anche per questo le forze avverse stanno stimolando così tanto la “fede” esclusiva nella razionalità. Perché la cosiddetta razionalità, cioè la nostra intelligenza ordinaria, ci tiene lontani dal nostro nucleo di luce più profondo. Molti eminenti personaggi della nostra società sono dotati di un’elevata intelligenza ordinaria, che però non necessariamente coincide con l’intelligenza spirituale. Senza coraggio e senza cuore, l’intelligenza può poco. Non si può arrivare alla Fede attraverso il ragionamento. Ad un certo punto bisogna mettere in conto che è necessario lasciarsi andare, mettere la propria vita nelle mani del divino. Capire che è solo apparentemente un salto nel vuoto.
Quando lasciamo al divino la facoltà di permeare e guidare la nostra vita, il Grande Passo è fatto. Nulla ci può più spaventare; nessun pensiero sul nostro destino ci può angosciare; nessuna ricerca di scopo ha più senso né, quindi, può fallire.

Cosa fare?

L’atto che possiamo iniziare a compiere tutti i giorni, in ogni momento, è di dedicare e offrire al divino quello che stiamo vivendo: comprese le difficoltà e le paure.
Questo gesto rivoluzionario ha il potere di trascendere la razionalità ordinaria. Può portarci a vivere davvero fuori dagli schemi e dalle programmazioni in cui siamo stati immersi fino ad un momento prima. Perché la paura è anche una programmazione potente nella quale siamo imprigionati, una grande illusione che ci tiene lontani dalla vita. Manifestare la Fede sul piano materiale è un mezzo indispensabile per frantumare questi schemi, vecchi come il mondo, ma che cambiano continuamente forma insieme alle società. Per de-potenziarli è necessario smettere di crederli reali e iniziare a credere… in ciò che è invisibile! Iniziamo a capovolgere le nostre abitudini mentali, a fare l’opposto di quello che ci verrebbe spontaneo fare o che non ci verrebbe mai in mente di fare. Iniziamo dalle piccole cose: sì, ringraziando e offrendo.
Dobbiamo smettere di pensare che siamo soli e che possiamo contare solo sulle nostre modeste forze di esseri umani. Contro le forze della vita, contro le forze avverse e soprattutto contro noi stessi, da soli non ce la possiamo fare.
Nella scelta di affidarsi a ciò che è immensamente più grande di noi sperimentiamo l’umiltà del farci da parte con il nostro piccolo io, ma anche l’espansione del nostro Io grande, cioè del nostro Io spirituale. Il Guardiano ci aspetta davanti alla Soglia della paura, sta a noi decidere se abbiamo abbastanza coraggio per iniziare a guardarlo. E abbastanza Fede per sostenerci nel passaggio. E se così non è, possiamo decidere di fare un passo indietro, o di rimanere fermi. Per nutrirla ancora un po’. O semplicemente per iniziare a scoprirla.

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