COME TROVARE LO SCOPO DELLA VITA? PARTIAMO DAI 3 ERRORI PIÙ FREQUENTI

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Se tutti abbiamo un progetto di vita con il quale veniamo al mondo, perché io non riesco a capire qual è il mio? Perché non so cosa voglio e in che direzione devo andare?

Quando riflettiamo sulla nostra esistenza una delle domande più frequenti che ci poniamo è questa, e può arrivare a fare molto male.
Ma perché chiederci “Qual è lo scopo della mia vita” è una domanda così difficile? Vediamolo insieme.

1) L’errore più frequente in assoluto è quello di ritenere che lo scopo della vita coincida con il lavoro. Cioè che consista nel trovare un’attività produttiva capace di rispecchiare la nostra vocazione e le nostre caratteristiche umane. Se scopro chi sono, cosa sono venuto a fare sulla Terra, allora saprò anche che mestiere fare, come guadagnarmi da vivere, e troverò la pace.
In realtà questo è un ragionamento che tende ad imbrigliare una domanda di tipo spirituale nelle categorie e nelle richieste del mondo materiale: e non è detto che questi piani coincidano. Può succedere, ma si tratta di casi piuttosto rari, ai quali è meglio non fare riferimento come se fossero la regola, perché sono fuorvianti. Trovare il nostro posto nel mondo, nella maggior parte dei casi, non coincide con “il lavoro”.

Ci sono milioni di persone che si sono realizzate professionalmente ma che, una volta finita la fase dell’età produttiva, sprofondano nella depressione. Questo accade perché si trovano all’improvviso di fronte alla domanda sul senso della loro esistenza, che il lavoro aveva solamente tenuto lontano, ma che dopo molti anni si è inevitabilmente ripresentata, esigendo di essere affrontata. Perciò, se avete una vita instabile o turbolenta, anziché disperarvi, provate a vederla come una specie di vantaggio: potete fare i conti con voi stessi giocando d’anticipo.

2) Il mito della vocazione. Ci sono alcune persone che già da giovani sanno chi sono e cosa faranno da grandi. Queste persone hanno davanti a loro un obiettivo ben focalizzato e partono in un certo senso avvantaggiate, perché possono concentrare da subito l’ intenzione su uno scopo, e questo ha un effetto enorme nella sua realizzazione.
Poi ci sono numerosi altri, che non vengono al mondo con una vocazione molto chiara. La maggior parte degli uomini e delle donne non si pone questo problema, attraversa la vita per anni, tra alti e bassi, prendendo ciò che capita senza la pretesa di trovarci un senso.
Infine, ed è il caso che ci riguarda, c’è una percentuale ristretta di esseri umani che non si accontenta, che non riesce a dimenticare “La Domanda”, e si tormenta. Si chiede: “Ma io chi sono? so cosa voglio? E se non so cosa voglio, come faccio a capire perché sono qui?”

Il problema è che siamo abituati a pensare che sia indispensabile ricevere qualche chiamata dall’alto a cui rispondere, e che se non la sentiamo siamo destinati al fallimento. Allora ci spremiamo per evocarla, o per trovare un Maestro che sappia tutto di noi e che ci indichi la strada da percorrere. Questo è un efficacissimo modo per renderci infelici: perché significa pretendere che esista un’unica Via per tutti e che questa Via ci realizzi, mentre magari siamo chiamati ad agire e muoverci in modo più complesso o più lento, compiendo tante deviazioni e procedendo per gradi. O facendo degli errori, per poi trovare delle soluzioni che renderanno il nostro percorso esclusivamente “nostro”. Non accettiamo di essere unici, speciali, ma soprattutto di essere diversi da coloro i quali sono ritenuti socialmente dei “vincenti”. In fondo abbiamo più bisogno di quanto vogliamo ammettere di uniformarci ai parametri sociali che definiscono il successo e la nostra identità.

Sono bisogni comprensibili, ma se ci pensate sono anche molto lontani dalle esigenze dello spirito che cercate di nutrire. Riconoscere e ammettere di avere questi aspetti discordanti dentro di noi è molto importante per poterli superare, altrimenti corriamo il rischio di passare la vita a lottare per non vedere il conflitto che pulsioni così diverse alimentano nella nostra testa.

Questi sono gli ostacoli comuni a tutti noi: nessuno è solo in questo percorso complicato e avvincente. Siamo anzi in buona compagnia. Poi ognuna e ognuno di noi avrà i suoi limiti particolari. Ad esempio tanti sono ostacolati dai sensi di colpa, sui quali potete leggere un articolo più completo qui.
Ma abbiamo anche tante risorse e talenti che ci possono aiutare e che sono fondamentali per scoprire chi siamo e cosa fare di noi stessi. I primi passi per poter attingere risorse dai talenti sono illustrati nell’articolo “Come trovare lo scopo della vita? 4 modi per cercarlo”.

3) Il tempo. La domanda sullo Scopo può richiedere molto tempo per essere affrontata e risolta. Invece, stranamente, noi spesso pretendiamo di avere una risposta immediata e appagante. E questo è un altro efficacissimo modo per rendersi infelici. Infatti in “Qual è lo scopo della mia vita?” si scontrano due mondi: quello dello spirito, che ha spesso tempi molto lenti e non lineari, e quello del pensiero umano, che ha fretta di trovare risposte e se non le trova inizia a produrre malessere.
Un maestro Zen scrisse verso gli 80 anni che finalmente, in quel momento della sua esistenza, riusciva a vedere il senso di tutti i passi, di tutte le deviazioni, le scelte e gli eventi del suo passato. Mentre li viveva gli sembravano completamente scollegati l’uno dall’altro, casuali, insensati. Adesso, guardandosi indietro, era certo che la sua storia avesse una coerenza ed una fluidità meravigliose e si stupiva di come non fosse riuscito a rendersene conto prima. Ogni vita ha una prospettiva da cui essere osservata e compresa, solo che noi facciamo molta fatica a scoprirla!

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