Diventa tu il tuo spirito guida

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• Creare una nuova voce dentro di noi
Per ascoltare quella più antica •

Questo sito non si occupa delle persone che sono convinte di stare benissimo. Per loro c’è già un mondo a completa disposizione: fatto su misura per chi si sente al meglio delle proprie potenzialità. O comunque non abbastanza male da dovere cambiare modo di vivere…

Farsi Forza si dedica a chi ancora cerca uno scopo nella vita e un senso ai propri giorni su Madre Terra. E sa quanto questa avventura sia intensa, a volte bella, ma piuttosto difficile.
Per “difficile” intendiamo qualcosa che è in grado di creare stati d’animo di sofferenza; senza dimenticare che la sofferenza prende molte forme.

Quando stiamo male ci pare di trovarci in mezzo ad un deserto spirituale. Ci sentiamo senza speranza, senza scopo, soli al mondo. E pensiamo che non potremo mai aspirare ad un contatto con una realtà più grande, che vada oltre i nostri limiti personali. Ci invadono pensieri che non riusciamo a scacciare, che ci fanno sentire incapaci di trovare soluzioni a problemi ripetitivi e ricorrenti.
Come si può agire?

Il primo passo è ammettere con noi stesse e con noi stessi che abbiamo in effetti alcuni pensieri pesanti, e dentro di noi alcune emozioni dolorose e sgradevoli. Ma che sono nostre. Un ostacolo a questa consapevolezza è costituito dal contatto con gli altri, che ci porta ad attribuire a loro la colpa del nostro malessere. Si tratta di un gioco interiore che possiamo fare e facciamo di continuo, ma che non ci porta da nessuna parte. Non è né divertente né utile. E noi dobbiamo impegnarci ad interromperlo. Ma non per moralismo: semplicemente perché non funziona.

Il gioco nuovo che possiamo fare invece è un altro

Funziona così: quando siamo invasi da un’emozione negativa, fermiamoci a guardarla e dichiariamo: “In questo momento ho questa emozione, ma io non sono questa emozione”. Se siamo in grado di specificare di che emozione si tratta (per esempio rabbia, tristezza, paura) meglio ancora, altrimenti usiamo il termine generico “emozione”. Lo stesso con i pensieri: “Io ho questo pensiero, ma non sono questo pensiero”.
Le emozioni forti e i pensieri ricorrenti assumono nella nostra vita una forza talmente grande da prendere potere su di noi, da sostituirsi alla nostra personalità. Diventano degli esseri che ci dominano, che agiscono al posto nostro. Non li possiamo scacciare solo perché abbiamo deciso che sono degli ospiti sgraditi. Sono profondamente radicati. Abitano in noi da molto tempo. Quindi occorre agire per gradi. Innanzitutto dobbiamo sapere che questi “esseri”, cioè queste emozioni dannose, questi pensieri ricorrenti non sono noi. Per questo è fondamentale che li osserviamo e che dichiariamo: “In questo momento stai prevalendo. Ma io non sono te, e tu non sei me”. Questa è un’affermazione di grande potenza.
Ci aiuta ad esprimere e a liberare il nostro potere, senza alimentare i conflitti interiori che ci consumano.
Se noi ci opponiamo come in una guerra alle sensazioni sgradevoli che proviamo, siamo destinati a perdere, perché con la nostra opposizione diamo loro energia, le nutriamo. Dichiarando invece “ho questa sensazione, ma non sono questa sensazione”, smettiamo di alimentarla. Il potere che esprimiamo sarà infinitamente più forte di lei.
Sapete perché? Perché si tratta di una scelta che compiamo attraverso la nostra coscienza! Come diceva Sri Aurobindo, l’energia e la coscienza viaggiano sempre insieme, all’aumentare dell’una aumenta automaticamente anche l’altra.
Alimentare e aumentare la nostra coscienza è alla base della nostra forza e della nostra vitalità. Non stiamo parlando di un esercizio astratto, bensì dell’attivazione di una parte di noi che non siamo abituati a coltivare. Ma che è il centro della nostra energia!

Una voce antica e nuova

Scegliendo di guardare le emozioni e i nostri sentimenti e di dichiarare che noi li abbiamo ma non siamo la stessa cosa, si crea dentro di noi lo spazio per fare emergere una voce nuova. È la voce del nostro centro di coscienza. È la voce del nostro Io che osserva. La voce della nostra essenza più vera e più profonda, non influenzabile da alcuno stato d’animo negativo.
Bisogna che il nostro Io ritorni a farsi sentire, a parlare e ad agire perché noi lo possiamo sentire; e questo è davvero possibile, purché noi lo vogliamo e ci attiviamo per uscire dallo stato allucinatorio e confusionale nel quale siamo abituati a vivere.
Non c’è bisogno di meditare molte ore al giorno. In realtà basta osservare. Decidere di osservare. Lo possiamo fare in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi luogo e in qualunque modo ci sentiamo. Più volte lo faremo, più questo atteggiamento diventerà un’abitudine costante che ci richiederà via via sempre meno fatica.
Ripetiamo questo esercizio spirituale ogni volta che ce ne ricordiamo. Diamo attenzione all’esercizio, ma non ai contenuti che affiorano e si riproducono in continuazione nella nostra mente. Se ci facciamo prendere dai contenuti mentali, ci perdiamo.
Quando ci accorgiamo che ci stiamo perdendo, fermiamoci e chiediamoci: dove sto andando con la mente? Che pensiero ho? E appena lo mettiamo a fuoco ripetiamoci con determinazione: “Io ho questo pensiero, ma non sono questo pensiero”.
Lo stesso con le emozioni. Che emozione provo? “io ho questa emozione, ma non sono
questa emozione”.
Non importa se sbagliamo, se non individuiamo alla perfezione quali sono il pensiero o l’emozione che ci disturbano. Il nostro scopo deve essere quello di creare una voce nuova e giocosa che si sostituirà a quelle vecchie, che funzionano male, che gridano e ci sussurrano cose sgradevoli e che rappresentano la radice della nostra sofferenza.

Ascoltare la voce nuova per cambiare schema

Siccome si tratta di cambiare degli schemi di comportamento, ci vorranno del tempo e della fatica: questo dobbiamo, con onestà, averlo ben chiaro.
Bisogna mettere in conto che ci servono costanza e una buona resistenza alle frustrazioni. Il che vuol dire che sarà necessario affrontare lo scontento quando non riusciremo ad “entrare” nell’esercizio, a focalizzarci su di esso o ad ottenere immediato sollievo.

Non dimentichiamo che anche lo scontento e la delusione, o la rabbia che ne derivano sono parte integrante del cammino spirituale, e che soprattutto… sono delle emozioni! Perciò, se siamo così bravi da accorgerci che le stiamo provando, possiamo utilizzarle subito per il lavoro. “In questo momento provo una forte delusione, ma io non sono questa delusione”.
Potrete incappare in un essere molto deluso e arrabbiato dentro di voi, quando le cose non funzioneranno. E allora avrete la possibilità di parlargli direttamente: “Sento che ci sei e che mi fai stare così. Ma tu non sei me, e io non sono te”.

Avete delle emozioni, ma non siete quelle emozioni. Avete dei pensieri, ma non siete quei pensieri.

Ripeterlo in continuazione sembrerà ad alcuni, all’inizio, un esercizio con poco senso. Ma col tempo si verificheranno delle rimodulazioni talmente grandi nel vostro modo di sentire e di vedere le cose, che diventerete sempre più consapevoli della potenza di questa pratica. Dal piano del gioco mentale scenderete sempre più in profondità, e l’affermare “Io non sono questa emozione” o “io non sono questo pensiero” diventerà una chiave magica per avere accesso alla parte migliore di voi: quella più viva, quella più autentica, più forte e più antica. Vi avvicinerete alla vostra essenza, e poi ci entrerete, abitandola via via più stabilmente.
Arriverete al cuore della vostra vera vita, escludendo tutto quello che non vi appartiene.
Le emozioni che proviamo, i pensieri che pensiamo, sono sempre la manifestazione di vecchi detriti, memorie sconosciute, eventi mal digeriti ma ormai passati, che continuano a rivivere in noi attraverso il potere che si prendono e che noi diamo loro prestandogli attenzione. Per questo stiamo male. Qualcos’altro, che non siamo noi, ha scacciato la nostra consapevolezza e ci fa credere di essere noi. È quel fenomeno che viene comunemente descritto anche come “ombra”.

Potreste arrivare a chiedervi in che modo questa personalità ombra, fatta di (suoi) pensieri e (sue) emozioni, riesca ad appropriarsi della vostra mente e del vostro cuore.
Infatti: come succede? Può farlo perché le prestate la vostra attenzione. Prestando attenzione e dando credito a quei pensieri tormentosi, a quelle emozioni distruttive, date loro energia, li caricate di una vita e di un enorme potere su di voi.

Questo esercizio di Presenza utilizza in pieno la nostra forza interiore, che cresce con l’espandersi della nostra coscienza. Per andare avanti abbiamo bisogno di esercitare la nostra coscienza, di metterla al lavoro. E il modo più diretto per farlo è quello di osservare ciò che ci attraversa anche solo per poco o che ci invade in modo permanente.
Non abbiamo bisogno di analizzare ciò che proviamo o che sentiamo, ci basta osservare cosa ci sta disturbando in questo momento, e poi affermare “Io non sono questo, non sono te”.
Queste tecniche appartengono ad un sapere millenario, che è stato studiato, rinnovato e riproposto innumerevoli volte. Potete trovare riscontri nei testi dedicati alla psicosintesi, nei libri di Eckhart Tolle e di Michael Brown, ad esempio. Potete approfondire la vostra ricerca con ognuno di loro, e sarà sempre un lavoro fruttuoso.

Ancora un passo, per chi vuole

Roberto Assagioli propone di aggiungere una seconda splendida parte all’esercizio di disidentificazione. Provatela. Dopo avere affermato: “Io non sono questo pensiero, questa emozione, questa sensazione fisica”… arriverete spontaneamente a chiedervi. “E allora, chi sono io?”

E la vostra nuove voce risponderà:

“Che cosa rimane quando mi sono disidentificata-o dal mio corpo, dalle mie sensazioni, sentimenti, desideri, mente e azioni?
L’essenza di me stesso: un centro di pura autocoscienza. Il fattore permanente nel flusso mutevole della mia vita personale. È questo che mi dà il senso di essere, di permanenza, di equilibrio interiore. Io affermo la mia identità con questo centro e ne riconosco la permanenza e l’energia dichiarando:

Io sono un centro di volontà e di pura autocoscienza.
Io sono.
Io riconosco ed affermo me stessa-o quale puro centro di autocoscienza e di energia creativa, dinamica. Riconosco che da questo centro di vera identità posso imparare a osservare e armonizzare tutti i pensieri, le emozioni ed il corpo fisico. Voglio raggiungere una coscienza permanente di questo fatto, nella mia vita di tutti i giorni, ed usarla per aiutarmi a dare alla mia vita un significato e un senso di emozione crescenti”.

Perché le affermazioni incomincino a funzionare, è sufficiente che prestiate loro attenzione. Non c’è bisogno di complicati rituali. Si tratta di soppesare le parole con cura e di farle scivolare con lentezza e consapevolezza dentro di voi. Più attenzione date, più intenzione coltivate, più il mondo dello spirito vi verrà incontro. A partire dal vostro. Se siete curiosi di fare la sua conoscenza, è il momento di cominciare. Chiedendogli e chiedendovi: “chi sono io?”…

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