LA COMPETIZIONE IN AMBITO SPIRITUALE

da | Articoli

Abbiamo, anche in campo spirituale, aspettative troppo alte. Essere competitivi nella nostra società aiuta a vivere con più agio rispetto a chi non lo è… Almeno nel breve periodo.

Ma le regole della competizione non funzionano un granché bene se applicate al campo della ricerca interiore. Voler raggiungere a tutti i costi un risultato può essere una utilissima attitudine mentale, se però ci troviamo di fronte ad un insegnamento il cui messaggio fondante è che non c’è nessun risultato da raggiungere, può diventare difficile non impazzire!
Come diceva Osho, “la vita spirituale è fatta di tanti apparenti paradossi”!
Il miraggio di diventare come Eckhart Tolle, di raggiungere l’illuminazione, di trascendere la sofferenza in un istante, può anche trasformarsi in un dolore quando si rivela irraggiungibile.
È più efficace ragionare non in termini di traguardi da raggiungere, ma di intenzioni da coltivare. I traguardi rischiano di diventare l’innesco di una tragica gara con noi stessi, mentre le intenzioni, se sono ben scelte, possono diventare un nutrimento eccezionale per la nostra ricerca interiore, un alimento delicato che ci aiuta a cambiare senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Pretendere troppo da noi stessi è un atteggiamento molto diffuso che produce massicce dosi di frustrazione, soprattutto quando approcciamo l’ambito spirituale. Qui non è possibile accelerare i tempi, ci viene imposta una gradualità nei progressi, talvolta problematica da accettare.
Non possiamo nemmeno giocare la nostra gara sugli altri, perché non siamo in grado di conoscere davvero le loro vite, i travagli che hanno ogni volta preceduto i loro risvegli.
Quasi tutti i grandi mistici e le grandi mistiche ci hanno descritto delle fasi tremende della loro vita, delle “Nere notti dell’anima”. Anche Eckhart Tolle racconta molto approfonditamente la disperazione di tanti suoi giorni.

Non sappiamo a che punto ci troviamo del nostro cammino. Di certo, oltre all’intenzione ci serve anche una buona dose di onestà. Ovvero: pretendiamo molto, ma lo sappiamo, in fondo, cosa andiamo cercando? Aspiriamo alla Liberazione? Sapremmo rinunciare, ad esempio, a tutti i nostri attaccamenti? Se non ne siamo così certi, la legge non scritta della gradualità dei progressi spirituali ci sta senza dubbio alleggerendo di un grande peso.

Se invece riteniamo di avere delle certezze riguardo i nostri desideri e le nostre delusioni, possiamo provare a meditare su ciò che una volta disse Sri Krishnamurti. Si tratta di una domanda:
“Se io in questo momento vi regalassi una scatola dicendovi: ecco, lì dentro c’è la vostra Liberazione, basta aprirla e sarete Liberi… Voi la aprireste?”

Questo è un estratto di un articolo più ampio. Se vuoi puoi leggerlo in “Perché vi sta sull’anima Eckhart Tolle“.

error: Azione disabilitata