Assagioli, la psicanalisi, la psicosintesi

ROBERTO ASSAGIOLI E LA PSICANALISI  

Per lunghi anni Assagioli si occupò della psicoanalisi freudiana, fu iscritto al gruppo psicoanalitico di Zurigo e addirittura — superando non poche difficoltà — discusse la sua tesi di laurea sulla psicoanalisi. Fu in seguito, praticando la psicoanalisi, che ne individuò i limiti. In lui evidentemente avvenne ciò che già era avvenuto in Jung, al quale si sentiva tanto più vicino anche nel comune interesse per le culture orientali, i fenomeni paranormali, le mantiche, l’alchimia, l’astrologia. Dell’epistolario tra Jung e Assagioli ci è pervenuta purtroppo soltanto la parte conservata da Jung, tuttavia sappiamo che i due si salutavano chiamandosi “fratello”, il che può significare soltanto il loro sentirsi uniti da un’ideale fratellanza umana e di intenti.
La militanza tra gli psicoanalisti aveva comunque indicato ad Assagioli la sua strada: quella del medico dell’anima, dello psicologo. La psicologia gli appariva come l’autentica scienza dell’essere umano ed egli avvertiva in se il bisogno di indagare i misteri dell’anima.
Assagioli venne così gradualmente creando la sua personale direttiva psicologica.
Per Assagioli le teorie di Freud davano troppa importanza “al lato inferiore e istintivo della sessualità e soprattutto alle sue aberrazioni”, e a ciò egli contrapponeva le “manifestazioni superiori dell’amore”. Inoltre, al posto della Verdrangung (rimozione) freudiana, che porta ad allontanare dalla coscienza ordinaria le “tendenze prepotenti”, Assagioli sottolineava il processo di sublimazione: una “preziosa facoltà della psiche” capace di trasformare le “cieche forze istintive in elevate energie emotive e spirituali”. Grazie al processo di sublimazione, e in linea con la tradizione orientale, Assagioli propugnava il risveglio interiore dell’essere umano, il superamento dei legami esclusivamente materiali per “esplorare le vette più luminose della propria anima e studiare i più alti misteri della vita umana”.

ROBERTO ASSAGIOLI E LA PSICOSINTESI

Nella sua lunga vita di studio e ricerca Assagioli è stato l’iniziatore della psicologia umanistica, propugnò cioè una “psicologia della salute”, che considera l’essere umano non solo come portatore di conflittualità e complessi, ma anche di potenzialità sane e di impulsi normali e fecondi. Fu anche un precursore della psicologia transpersonale, che si è poi sviluppata più compiutamente alla fine del ‘900 e che presta attenzione agli stati di coscienza che vanno al di là dell’ego e riguardano quelle esperienze di tipo spirituale, religioso, estatico, intuitivo che sono così importanti per la personalità umana. Tutto questo, dalle conflittualità alle istanze spirituali, confluisce nella sua psicosintesi, dove sintesi è intesa in senso quasi alchemico, come trasformazione, sublimazione, armonizzazione.
Sulla base della psicologia junghiana, la psicosintesi comprende la psicoanalisi come metodologia di indagine dell’inconscio, la psicologia umanistica per la visione globale della persona, dei suoi valori e delle sue responsabilità nei confronti della vita, nonché il processo di evoluzione dell’io; infine la psicologia trans-personale per la sua concezione allargata della psiche quale sede delle potenzialità umane più alte. La psicosintesi abbraccia inoltre e coinvolge le conoscenze della filosofia orientale e si apre alla dimensione spirituale.
Assagioli non volle mai occuparsi soltanto di chi aveva bisogno estremo di una terapia: il suo intento era intervenire sulla persona globalmente, e di conseguenza anche sulle parti integre della personalità. Diceva che ognuno di noi ha una parte sana e una parte malata: in noi cioè esiste una zona di sofferenza che può diventare patologica, ma si trovano anche potenzialità sane di cui nella terapia occorre tener conto. La psicosintesi promuove lo sviluppo delle potenzialità personali latenti, e muove dal presupposto che molte persone soffrono perché non hanno potuto realizzare completamente se stesse. Nella psicosintesi l’aspetto terapeutico è sempre unito a quello formativo, educativo.
In altre parole, oltre a intervenire sulla persona con una psicoterapia dinamica (di caso in caso lo psicoterapeuta sceglierà quella che risulta più adatta), viene sollecitata la parte attiva e creativa della personalità, in quanto a volte i blocchi derivano dal fatto che l’individuo è chiuso nelle sue potenzialità e ne soffre. Si utilizzano quindi molte tecniche, tra cui l’ascolto di musica, scegliendo naturalmente quella più adatta al caso, il disegno, il diario psicologico personale, esercizi di rilassamento e visualizzazione.
Sulla base di questa sua attenzione alle potenzialità sane e all’esigenza di normalità dell’essere umano, Assagioli istituì corsi di formazione che si rivolgevano a chi voleva conoscersi meglio, conservare la salute psichica, crescere e maturare: diventare cioè una persona completa. Oltre a tenere lezioni teoriche, Assagioli suggeriva tecniche che aveva sviluppato al contatto con la filosofia orientale, che conosceva bene e che aveva adattato alle esigenze occidentali attuali. Diceva che sia la cultura orientale sia quella occidentale hanno pregi e difetti, e che sarebbe importante fare una sintesi di tutte e due, che sono una l’ombra dell’altra.
Dall’Oriente aveva adottato esercizi di rilassamento, visualizzazione e meditazione, di cui faceva ampio uso nei corsi e nelle terapie. A suo giudizio, meditazione e visualizzazione sono metodi molto efficaci per favorire e attuare la psicosintesi. Esse presuppongono l’esercizio della volontà, cui Assagioli attribuiva un grande valore, e implicano raccoglimento mentale, rilassamento fisico, concentrazione.

ROBERTO ASSAGIOLI, DUE SEMPLICI ESERCIZI DI MEDITAZIONE PSICOSINTETICA

Riportiamo due esercizi che ognuno può eseguire per conto proprio. Essi riguardano lo sviluppo della personalità e la sua tensione all’innalzamento.

ESERCIZIO DELLA ROSA
La rosa è il simbolo della psicosintesi e rappresenta lo sviluppo interiore.
Iniziare con un breve rilassamento in posizione seduta, quindi immaginare di essere su un prato e di vedere in mezzo all’erba una pianta di rose. Il cielo è limpido e il sole luminoso e splendente. Concentriamo l’attenzione su un bocciolo ancora chiuso nei suoi sepali verdi, e immaginiamo di vederlo lentamente aprirsi, fino a trasformarsi prima in un bocciolo di rosa e infine in una rosa completamente fiorita. È importante seguire tutti i successivi stadi di apertura dei petali, possibilmente in ogni loro movimento. È bene immaginare anche di sentire il profumo e di toccare i petali vellutati della rosa. Infine proviamo a identificarci con la rosa fiorita, sperimentando il senso di apertura interiore verso l’alto e verso il sole.

ESERCIZIO DELLA MONTAGNA
Immaginiamo di trovarci in una vallata e di vedere davanti a noi una montagna coperta di neve. Sentiamo la spinta a salire sulla montagna, decidiamo di farlo e ci avviamo. All’inizio percorriamo una comoda mulattiera che sale dolcemente attraverso un bosco di pini. Saliamo spediti, sentendo sotto i piedi il terreno soffice, coperto di aghi di pino. Poi la strada si fa più ripida, si restringe, diventa un sentiero. I pini si diradano, arriviamo ai prati. Saliamo per i prati, e poco a poco cominciano ad apparire i sassi: dopo i sassi, la roccia. Qui prendiamo fiato, ci rifocilliamo, poi iniziamo la scalata della roccia. Cominciano le difficoltà, bisogna servirsi degli appigli offerti dalla parete rocciosa, badare bene a dove mettere i piedi, scegliere i punti migliori. Però lo facciamo con gioia, sentiamo che in noi si sprigionano energie nuove. Troviamo degli spiazzi di neve; poi la neve copre tutta la roccia. Infine arriviamo in cima alla montagna. L’aria è sottile, corroborante, e lo spettacolo davanti ai nostri occhi è ampio e magnifico; sopra, l’immenso cielo azzurro e il sole risplendente. Siamo pervasi da un senso di ammirazione e di gioia.
La salita della montagna corrisponde ai vari livelli della coscienza che possiamo sperimentare: fisico, istintivo, emotivo, immaginativo, mentale, intuitivo, fino alla vetta luminosa della coscienza spirituale, il Sé.

Entrambi gli esercizi vanno ripetuti più volte prima di riuscire a eseguirli bene: all’inizio è normale perdere la concentrazione e non riuscire a seguire ordinatamente tutti i vari stadi.

L’OVOIDE DI ASSAGIOLI

Ricorrendo a un’immagine molto bella anche visivamente, Assagioli descrive la psiche come un perfetto uovo cosmico, al centro del quale c’è l’io, o sé cosciente.
Questo uovo si suddivide in tre settori: in basso c’è l’inconscio inferiore, che Assagioli definiva “cantina”, sede delle attività psichiche che presiedono alla vita organica, alle funzioni fisiologiche, agli istinti primitivi, ai complessi psichici, ai sogni e alle attività immaginative elementari. Al centro risiede l’inconscio medio, dove avviene l’elaborazione delle esperienze compiute, la progettazione delle attività future e dove ha sede l’archivio della memoria. Infine c’è l'”attico”, cioè l’inconscio transpersonale dove risiedono tutti quei contenuti di cui non siamo coscienti e da cui provengono le intuizioni, le ispirazioni artistiche, scientifiche, filosofiche e creative in genere, gli slanci altruistici, gli stati di contemplazione, illuminazione ed estasi, le esperienze mistiche, i poteri paranormali e supernormali. In cima a tutto c’è una “stella”, ovvero il sé della psicologia moderna, che corrisponde al concetto tradizionale di anima: cioè la nostra identità più profonda e autentica, intesa non come qualcosa di ideale e irraggiungibile, bensì come realtà sperimentabile di cui l’io è un riflesso. L’essere umano a sua volta è immerso nell’inconscio collettivo, in quell’immenso serbatoio di energia universale con cui è in rapporto di interazione reciproca.
Il terapeuta che utilizza la psicosintesi esplora tutti questi aspetti, e per superare sofferenze e conflitti individua le risorse della persona, comprese quelle collegate all’inconscio transpersonale. Obiettivo dell’intervento terapeutico è la trasformazione del sé, nel senso che la persona deve essere gradualmente portata ad assumersi la responsabilità della propria vita, impostandola più sull’essere che sull’avere, e a iniziare un processo di trasformazione che non finisce certo con la terapia: è un processo che non finisce mai, che dura tutta la vita. Assagioli era personalmente convinto che il processo continuasse anche oltre: era un uomo religioso nel senso più autentico del termine e credeva in una vita dopo la morte. Amava inoltre profondamente l’essere umano, cui riconosceva potenzialità che pochi sanno vedere.
Per richiamarsi al suo stesso esempio dell’uovo, egli sapeva bene che c’è la cantina, ma era consapevole che esiste anche l’attico, e non si stancava di raccomandare di tendere a quello. A lui premeva aiutare l’essere umano ad acquisire una personalità completa e il suo desiderio ultimo era arrivare a cambiare la società, attraverso un cambiamento positivo degli individui che la compongono. Roberto Assagioli voleva contribuire al superamento dei conflitti tra individui e tra popoli, mostrare agli esseri umani come evolversi armonicamente a livello biologico, psichico e spirituale.

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