Assagioli, biografia

NOTIZIA IN BREVE  

Roberto Assagioli (1888-1974), medico, psichiatra e studioso di letteratura, filosofia e religione, è l’ideatore della psicosintesi, un metodo psicoterapeutico che si propone la formazione e la strutturazione globale dell’essere umano e che trova ampie applicazioni, oltre che nella terapia, anche nell’educazione familiare e scolastica, nei rapporti interpersonali, nello sviluppo e nell’evoluzione della personalità.
La psicosintesi, cui Assagioli giunse dopo aver sperimentato vari metodi psicoterapeutici, è forse più nota all’estero che in Italia, ma gode di un crescente interesse, al pari della figura del suo fondatore, che fu scienziato e maestro di vita dalle profonde intuizioni e dalle grandi aperture nei confronti di tutte le discipline umane e spirituali.
La sua visione della psiche umana è amplissima, forse la più ampia, ricca e dinamica che si conosca, una visione integrale che attende ancora di essere scoperta fino in fondo e che può realmente aiutare l’essere umano contemporaneo a crescere interiormente, a sviluppare le proprie potenzialità, a realizzare se stesso in maniera positiva e creativa, a divenire una persona attenta al qui e all’adesso, ma anche saldamente ancorata alla dimensione trascendente.

VITA

Roberto Marco Greco (è questo il vero nome di Roberto Assagioli) nacque a Venezia nel febbraio del 1888 da genitori ebrei. Il padre Leone morì quando Ro-berto aveva appena due anni, e poco tempo dopo la madre si risposò con il dottor Alessandro Emanuele Assagioli, che aveva affettuosamente curato il bambino durante un ricovero ospedaliero. Alessandro Assagioli adottò Roberto e fu per lui da ogni punto di vista un ottimo padre.
Fin da piccolo Roberto dimostrò una notevole capacità di apprendere: imparò quasi contemporaneamente l’italiano, l’inglese e il francese, e successivamente anche il tedesco, a un livello tale che sarà definito da Sigmund Freud “impeccabile”.
Dopo gli studi liceali, Roberto si trasferì con la famiglia a Firenze (1904), con ogni probabilità proprio per potersi iscrivere alla locale università (l’Istituto di Studi Superiori), una delle più qualificate del Regno. Si iscrisse alla Sezione di Medicina e Chirurgia, nell’anno accademico 1905-1906. Fin dall’inizio dimostrò più interesse per gli aspetti psichiatrici, psicologici e filosofici che per quelli puramente organici, e ben presto affiancò agli studi di medicina altre attività: per esempio, dal 1906 al 1908, quella di bibliotecario presso il Museo Antropologico diretto da Paolo Mantegazza*, incarico che era stato precedentemente occupato da Giovanni Papini. Mantegazza può essere considerato colui che avviò la cultura accademica fiorentina oltre che verso l’antropologia anche verso la psicologia, disciplina che a quell’epoca non aveva ancora un riconoscimento come scienza autonoma.
In quegli anni Assagioli collaborò ampiamente alla rivista Leonardo, fondata nel 1903 da Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini; con entrambi, già personaggi di primo piano nella cultura italiana del tempo, fu in stretti rapporti.
Approfittando della propria solida posizione economica, il giovane Roberto viaggiò molto frequentando all’estero gli psichiatri e gli psicologi più autorevoli (in particolare gli svizzeri Claparede e Theodore Flournoy) e partecipando a numerosi congressi internazionali. Contemporaneamente approfondiva i suoi interessi alternativi: la conoscenza del pensiero orientale, in particolare attraverso la teosofia, che aveva riscoperto e rivalutato la grande tradizione spirituale indiana (la Bhagavad-Gita sarà sempre un testo fondamentale per A.), gli studi esoterici e mistici e in generale tutte le grandi scuole spirituali.
A partire dal 1907 Assagioli cominciò a frequentare la clinica psichiatrica Bur-gholzli, dove conobbe Jung, al quale si sentì sempre molto affine e con il quale fu poi in rapporto di amicizia per tutta la vita. Qui cominciò anche a occuparsi intensamente della psicoanalisi di Sigmund Freud, che suscitava a quel tempo interesse e discussioni a non finire. Assagioli fu uno dei primi a portare in Italia le dottrine freudiane, delle quali riconosceva i grandi meriti; tuttavia in seguito proseguì lungo vie proprie, che lo allontanarono da Freud e lo portarono a concepire ed elaborare la psicosintesi.
Nel 1912 fondò a Firenze la rivista Psiche, la prima di questo genere, che uscì per tre anni, fino al 1915, e il cui scopo — come scrisse nel primo numero – era “diffondere, in forma viva e agile, fra le persone colte, le nozioni psicologiche più importanti e feconde di applicazioni pratiche”. Fu attraverso le pagine di questa rivista che si compì il passaggio dalla psicoanalisi alla psicosintesi.
Una volta messe a punto le linee operative di base del suo personale indirizzo psicologico, Roberto Assagioli fondò l’Istituto di Psicosintesi* (1926), che ebbe la sua prima sede a Roma. Per motivi politici — Assagioli era ebreo, aveva molti contatti con studiosi e organismi a livello internazionale, e il regime fascista non vedeva di buon occhio tutto questo — l’Istituto dovette essere chiuso nel 1933 e fu riaperto soltanto a guerra finita a Firenze, dove tuttora ha sede”.
A Firenze Assagioli visse fino alla morte, che lo colse a ottantasei anni nel 1974. Alcuni anni prima di lui era mancata la moglie; l’unico figlio, Ilario, si era spento per tubercolosi subito dopo la fine della guerra. Nonostante questi gravissimi lutti, Assagioli conservò fino alla fine la sua serenità interiore e la sua capacità di donarsi alle tante persone che desideravano attingere alla sua grande saggezza. Negli ultimi anni formò anche i discepoli più importanti, quelli che dopo di lui avrebbero continuato ad esercitare la psicosintesi.

LA PERSONA

Da sempre Assagioli ha attinto da elementi della tradizione orientale per integrarli armoniosamente nella cultura occidentale. Aveva adottato una dicta quasi esclusivamente vegetariana, che lo faceva sentire “sereno e quasi serafico”‘. La sua curiosità intellettuale lo spinse ad occuparsi anche di medianità, come molti altri al tempo suo, e partecipò a sedute con la famosa medium napoletana Eusapia Paladino.
Tolleranza, alti ideali, intuizione, sintesi tra Oriente e Occidente, amore per l’umanità: ecco gli elementi che fanno di Assagioli un autentico Maestro.
Di persona egli era, a giudizio di coloro che l’hanno conosciuto, un uomo impagabile. Il dottor Massimo Rosselli, direttore dell’Istituto di Psicosintesi di Firenze, che è stato dal 1966 al 1974 allievo e poi collaboratore di Assagioli, cosi lo descrive:
“Era un personaggio eccezionale, non un guru come generalmente si intende, ma un maestro arguto e sorridente, con una grande saggezza. Era molto coerente, molto sottile, molto colto, con una enorme energia dentro e un’intuizione straordinaria, per cui coglieva subito in modo diretto il problema di fondo della persona. Irradiava quello che era dentro. Diceva cose che sembravano semplici, forse troppo semplici in un primo momento, però poi ci si accorgeva che diceva sempre l’essenziale. E l’essenziale è sempre di grande semplicità. Il fatto è che Assagioli non si rivolgeva soltanto agli addetti ai lavori, ma a tutti, e da tutti doveva farsi capire: le sue conferenze erano per l’intellettuale e per la sartina. La psicosintesi infatti prevede una laicizzazione della psicologia, che viene intesa quindi non solo come psicologia di élite, ma si rivolge ad ogni persona che sente l’esigenza di cambiare e maturare. Assagioli era di una chiarezza assoluta, ma dietro al suo linguaggio volutamente semplice c’erano tesori”.
Tra le qualità più gradevoli di Assagioli c’erano il buon umore e la modestia: qualità che egli cercava di trasmettere anche agli altri e che gli sarebbe tanto piaciuto che fossero fatte proprie soprattutto dai politici:
“Quanto sarebbe necessario il buon umore in campo politico! Se i dittatori, grandi e piccoli, avessero il buon umore, ciò potrebbe aiutare ad evitare delle guerre”.
Il buon umore, diceva, è raggiungibile attraverso precisi esercizi psicologici: la prima cosa da fare per educarsi all’ottimismo e all’accettazione, che è l’opposto della rimozione. Questa infatti tende a eliminare gli elementi sgradevoli della nostra vita psichica, rendendoli però in questo modo ancora più pericolosi e “in agguato”. L’accettazione invece porta gradualmente ad aderire alle cose: non si tratta di un atteggiamento passivo, ma al contrario di uno stato d’animo costruttivo che consente di raccogliere le energie per modificare ciò che è possibile modificare.
Con riferimento alla modestia che gli era propria e al suo leggendario senso delle proporzioni, Assagioli soleva dire con molto humour che per ottenere queste qualità ci si poteva far aiutare dall’astronomia, cioè dall’osservazione del cielo stellato, delle costellazioni e delle galassie. E ripeteva un aneddoto su Theodor Roosevelt quando era presidente degli Stati Uniti:
“Un suo amico racconta che non di rado la sera Roosevelt diceva: ‘Usciamo, andiamo a guardare le stelle’. Fissava una nebulosa nella costellazione di Andromeda, che si vede a malapena ad occhio nudo e proseguiva: ‘Questa galassia è formata da centinaia di milioni di stelle, altrettanti soli, e di queste galassie ce ne sono milioni e milioni nell’Universo. Ecco, ora siamo abbastanza piccoli, possiamo andare a letto!'”

NOTE

*Paolo Mantegazza (Monza 1831- San Terenzo in Liguria 1910), medico, visse alcuni anni in Argentina e qui al contatto con i nativi sviluppò l’interesse per gli studi antropologici. Deputato in parlamento dal 1865 al 1876, fece creare a Firenze la prima cattedra italiana di antropologia, di cui fu titolare a partire dal 1870. Si occupò di igiene, fisiologia, etnografia e psicologia e fondò a Firenze il Museo Antropologico-Etnografico, l’istituzione italiana più importante di questo genere.

*L’Istituto di Psicosintesi di Firenze (via San Domenico 161) ha sede tuttora in quella che fu la casa e lo studio di Roberto Assagioli. Qui sono custodite le sue cose, i suoi libri, le foto sue e della famiglia.

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