L’UMILTÁ FA BENE? TRE VANTAGGI SU CUI RIFLETTERE

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Essere umili è una qualità spirituale elevatissima. Tutti i grandi spiriti la possiedono.
A quel genio di San Francesco, un frate chiese: «Perché a te? Perché a te? Perché a te? Perché a te tutto il mondo viene dietro e ogni persona pare desideri di vederti e udirti e ubbidirti?» E lui rispose: «Vuoi sapere perché a me? Vuoi sapere perché a me? Vuoi sapere perché a me? Perché gli occhi di Dio non hanno veduto fra i peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me!»

D’accordo: San Francesco era San Francesco. Ma noi, nella nostra vita quotidiana, perché dovremmo impegnarci a coltivare questa faticosa e difficile virtù? Proviamo a pensarla, più che altro, come una dote psicologica che può migliorare la qualità della nostra vita.

1)

L’umiltà migliora la nostra capacità di capire le cose. Le persone che scelgono di essere umili sanno di non sapere. Probabilmente ad un certo punto della loro esistenza si sono rese conto del fatto che molto spesso le loro valutazioni non funzionavano granché o che, addirittura, le loro opinioni valevano più o meno come quelle degli altri, compresi quelli che la pensavano in modo completamente diverso. Ammettere umilmente con noi stessi la nostra limitatezza di vedute, ci permette di imparare moltissime cose nuove perché è come se nella testa si creasse un po’ più di spazio. Quello spazio che, prima, era completamente occupato dalle nostre certezze…

2)

Chi coltiva un atteggiamento umile è meno perseguitato dal bisogno di essere notato e riconosciuto. Prova a chiedersi, ogni tanto, se le lotte di potere che ciclicamente si presentano nella vita siano poi così fondamentali. Cerca con forza il proprio posto nel mondo (perché non è affatto un rassegnato), ma crede che trovarsi uno spazio non significhi toglierne agli altri, o lottare oltre ogni sensatezza per mantenerlo.
“Preferisco essere felice, piuttosto che avere ragione” è una frase che gli suona bene e gli dà sollievo, anche se non sa bene perché. Ma intanto, quando sente arrivare qualche burrasca, anziché fuggire o attaccare, si allena a fare un passo di lato. Così, per vedere che cosa succede (spesso proprio nulla: ed è lì che scopre il potere delle anime semplici).

3)

Osservare la nostra piccolezza non vuol dire svalutarci, ma ci aiuta a mettere le nostre difficoltà e i nostri drammi nella giusta prospettiva. Quindi, quasi sempre, a ridimensionarli. Un esercizio che Roberto Assagioli suggeriva è questo: “Provate a dirvi: io sono una piccola persona, una piccola creatura che vive in una nazione abitata da milioni abitanti, che si trova su un pianeta popolato da miliardi di abitanti, che si trova in una galassia con migliaia di pianeti, che è parte di un universo composto da miliardi di mondi. Io sono un punto infinitamente piccolo in un universo infinitamente grande…”.
È un po’ lo stesso effetto che si prova quando siamo in aereo e vediamo le cose dall’alto: abbiamo la percezione di quanto insignificanti siamo, e di quanto è grande il mondo. Ricreare volontariamente quella sensazione è anch’esso un esercizio di umiltà, niente affatto punitivo e che ci mette di buonumore.
In fondo, toglierci un po’ di importanza, ci toglie anche molti pesi dalle spalle, ci rende più allegri e leggeri. Forse non è un caso che da sempre spesso i grandi spiriti abbiano anche un grande senso dell’umorismo…

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