DUE MAESTRI, UN’UNICA VIA (cap. 3)

| di GAIA S. LAMON |
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~ Il corpo ~

“Abitare il corpo”

Nel considerare i vari modi che possiamo utilizzare per raggiungere un buono stato di presenza, quello più importante per Tolle prevede la centralità del corpo. Io credo che questa via sia non solo percorribile, ma ho potuto sperimentare su di me gli incredibili risultati che può dare. Nei brani di Tolle che riporto viene chiarito “come si fa” e, soprattutto “perché si fa”.
L’importanza dell’ascolto del corpo lo vediamo, nella pratica del counseling psicosintetico, a partire dagli esercizi di rilassamento che precedono le meditazioni; poi negli esercizi di disidentificazione, infine nelle leggi psicologiche elaborate da Assagioli. Approfondirò questi aspetti tra poco. Nel frattempo mi preme richiamare l’attenzione su un tema che Tolle introduce: la stretta relazione che spesso c’è fra le emozioni e il corpo, che si traduce in un invito ad esplorare la funzione della sensazione, molto spesso (forse troppo) sottovalutata e che invece è essenziale nel lavoro di ricerca interiore perché rappresenta un ponte tra il nostro corpo e le nostre emozioni, i nostri pensieri ed il nostro essere.

Abitare il corpo significa sentire il corpo da dentro, sentire la vita dentro il corpo e in tal modo arrivare a sapere che voi siete al di là della forma esteriore.
Ma questo è solo l’inizio di un viaggio che vi porterà sempre più in profondità in un regno di grande quiete e pace, eppure anche di grande potenza e vita vibrante. Dapprima riuscirete soltanto a coglierne fuggevoli bagliori, ma attraverso questi comincerete a capire che non siete soltanto un frammento privo di significato in un universo estraneo, brevemente sospesi tra la nascita e la morte, a cui sono concessi alcuni piaceri di breve durata seguiti dal dolore e un annullamento finale. Al di sotto della vostra forma esteriore, siete connessi con qualcosa di così vasto, così incommensurabile e sacro che non può essere concepito o descritto.
Siete tagliati fuori dall’Essere fintanto che la vostra mente assorbe tutta la vostra attenzione. Quando ciò avviene non siete nel vostro corpo. La mente assorbe tutta la vostra consapevolezza e la trasforma in sostanza mentale. Non riuscite a smettere di pensare. Il pensiero compulsivo è diventato una malattia collettiva.
La vostra identità, non essendo più radicata nell’Essere, diventa un costrutto mentale e sempre bisognoso. Allora viene a mancare nella vostra vita l’unica cosa che importa veramente: la consapevolezza del vostro sé più profondo, della vostra realtà invisibile e indistruttibile.
Per diventare consapevoli dell’Essere dovete riprendervi la consapevolezza della mente. Un modo assai efficace di farlo è semplicemente distogliere l’attenzione dai pensieri e indirizzarla verso il corpo, dove l’Essere può essere sentito in primo luogo come campo energetico invisibile che dà vita a ciò che voi percepite come corpo fisico”

Quindi per Tolle uno dei nostri scopi più importanti è ripristinare il rapporto con l’Essere, che in termini psicosintetici potremmo chiamare: Sé superiore. Quel Sé superiore che nell’ovoide di Assagioli è rappresentato in cima, proprio sul confine con la coscienza universale. Quel Sé che ci mette in contatto con il Tutto e che ci richiama, attraverso la volontà transpersonale, al nostro progetto di vita. Quel Sé che mai smette, in mille modi, anche attraverso la sofferenza, di fare sentire il suo canto. Ma, ci spiega Tolle, questo rapporto con la nostra più alta natura è ostacolato da alcuni fattori, il primo dei quali è l’attività mentale, che diventa ingombrante quando è disfunzionale “Siete tagliati fuori dall’Essere fintanto che la vostra mente assorbe tutta la vostra attenzione”.
E qual è la via maestra per farlo? Ancorandosi al corpo! Infatti così prosegue: “La chiave sta nell’essere in uno stato di connessione permanente con il vostro corpo interiore: percepirlo in ogni momento. Questo approfondirà e trasformerà rapidamente la vostra vita. Più consapevolezza indirizzate verso il corpo interiore, più elevata diventa la sua frequenza di vibrazione, come una luce che si fa più intensa.
Mantenete sempre parte della vostra attenzione all’interno. Non lasciatela fuoriuscire completamente. Percepite il vostro corpo dall’interno, come un unico campo di energia.
Non date tutta la vostra attenzione alla mente e al mondo esterno. A tutti i costi concentratevi su ciò che state facendo, ma cercate anche allo stesso tempo il corpo interiore, se possibile. Rimanete radicati interiormente. Quindi osservate come questo modifichi il vostro stato di consapevolezza e la qualità di quello che state facendo.
È facile restare presenti come osservatori della mente quando siete profondamente radicati nel corpo. Qualunque cosa accada all’esterno, niente può sconvolgervi. Finché non resterete presenti (e abitare il vostro corpo ne è sempre un aspetto essenziale) continuerete ad essere gestiti dalla vostra mente.
Quando vi concentrate interiormente e percepite il corpo interiore diventate subito quieti e presenti mentre ritirate la consapevolezza dalla mente. Se in tale situazione è necessaria una risposta, arriverà da questo livello più profondo. Così come il sole è infinitamente più luminoso della fiamma di una candela, vi è infinitamente più intelligenza nell’Essere che nella vostra mente. Finché siete in contatto consapevole con il vostro corpo interiore, siete un albero con radici ben salde nella terra.”

Per mia esperienza questo tipo di atteggiamento, se coltivato con costanza e pazienza, aiuta molto nell’esercitare con crescente facilità la disidentificazione. Si tratta di coltivare quotidianamente un rapporto di connessione con il corpo, anziché viverlo come se i suoi gesti fossero automatici e le sue sensazioni non esistessero, il che è un atteggiamento molto diffuso! In un certo senso bisogna fare entrare il corpo con sempre maggiore frequenza e intensità… nel nostro campo di consapevolezza.
In più di una occasione anche Assagioli parla del corpo, e del rapporto che abbiamo con esso. E spiega che possiamo avere degli atteggiamenti poco equilibrati: da un lato ci si può identificare completamente con l’aspetto corporeo, diventandone schiavi e non riconoscendo l’influenza delle facoltà psichiche; dall’altro si può vivere in un mondo di emozioni o immaginazione o nel mondo dell’intelletto, completamente alienati dalla corporeità. E aggiunge che questi atteggiamenti estremi possono o dovrebbero essere modificati grazie all’uso di tecniche psico-fisiche. Questa prospettiva è di fatto molto aperta verso la branca psicosomatica della psicologia contemporanea; infatti non a caso Assagioli considerava l’essere umano una unità “Bio-psico-spirituale”e a più riprese, già a partire dal 1910 aveva iniziato a tracciare una via di apertura e inclusione della psicosintesi verso un tipo di approccio terapeutico che tenesse conto della fisicità come parte integrante della propria azione.
Ci teneva al punto da precisare che il termine psicosintesi era l’abbreviazione di “Biopsicosintesi”…dimostrando ancora una volta di essere… cento anni “avanti”! Per il nostro Assagioli è infatti fondamentale, ai fini della guarigione, l’utilizzo dell’influsso della psiche sul corpo e quello del corpo sulla psiche quale mezzo di cura e potenziamento. Mi sembra che proprio questo ultimo punto sia stato messo in primo piano e sviluppato con grande efficacia dall’insegnamento di Tolle.
Già negli anni ’60 Assagioli si rammaricava dell’ostilità riservata dalla medicina ufficiale verso lo studio delle interazioni mente-corpo dovuto, secondo lui, all’orientamento materialistico della medicina, che pretende di curare il corpo ma senza considerare l’essere umano nella sua totalità. “I disturbi” dice, “possono avere inizio per una causa fisica, oppure per una causa psichica, ma vi è sempre una commistione di entrambi, perché il fatto stesso di ammalarsi provoca un trauma psichico più o meno forte”.
E quando interviene al primo Congresso mondiale di psicosomatica (Roma, 1967) afferma che: “Nella pratica della psicosintesi è risultato ben presto che occorreva l’inclusione del corpo. Cioè il riconoscimento e l’utilizzazione degli stretti rapporti, delle azioni e reazioni reciproche fra corpo e psiche”

Se ci inoltriamo più a fondo nello studio della psicosintesi, troviamo delle Leggi psicologiche, che ci aiutano a comprendere le dinamiche che si creano tra la mente, il corpo, le emozioni, l’immaginazione ecc. Sono interessanti da considerare in questo frangente perché mettono in luce proprio le interazioni in cui il corpo è coinvolto: “Le immagini e le idee tendono a produrre le condizioni fisiche e gli atti esterni ad esse corrispondenti” (Prima legge) “Gli atteggiamenti, i movimenti e le azioni tendono ad evocare le immagini e le idee corrispondenti; queste, a loro volta evocano o rendono più intensi le emozioni e i sentimenti”. C’è quindi un intreccio potente tra il corpo e le nostre funzioni psichiche; e poiché, come dice Assagioli, la nostra psiche “è plastica”, noi sappiamo che i nostri pensieri possono influenzare lo stato del corpo, ma vale anche il contrario. Possiamo cioè passare dal corpo per arrivare a modificare non solo alcuni atteggiamenti mentali, ma anche le emozioni. È quello che ci dice anche Tolle quando ci invita ad un ascolto sempre più profondo del corpo (attraverso la funzione sensazione), per arrivare a raggiungere uno stato di quiete mentale, in cui non siamo travolti né dai pensieri né dalle emozioni. Si tratta quindi di usare il corpo per “ancorarci” nella Presenza (o, come dice sempre Tolle e come chiarirò più avanti, nell’Adesso). Certamente Tolle compie ancora un altro passo -perché è più un maestro spirituale che uno psicologo- invitandoci ad ascoltare sì le sensazioni, ma anche a provare a partire da queste per arrivare a percepire l’energia del corpo, ovvero quello che chiama il corpo interiore, che del corpo fisico rappresenta l’aspetto più sottile. L’ascolto di questo corpo interiore ci porta ad essere sempre più radicati, e ad assumere un atteggiamento sempre più consapevole perché “Quando vi concentrate interiormente e percepite il corpo interiore diventate subito quieti e presenti mentre ritirate la consapevolezza dalla mente”.

In conclusione, ciò che Tolle mette in evidenza con il suo discorso va ad aggiungersi alle tante possibili interazioni tra le funzioni che già Assagioli aveva affrontato con l’enunciazione delle leggi psicologiche. Entrambi partono da un utilizzo cosciente e consapevole di una funzione (nel caso di Tolle, la sensazione) per poter approdare volontariamente ad un risultato. Si tratta infatti, sempre, di operare delle scelte consapevoli, utilizzando la volontà. In tutti e due i casi l’elemento della volontà riveste un’importanza centrale, perché in un certo senso per entrambi gli insegnanti, noi tutti siamo chiamati ad attivarci in un processo “autoeducativo”. Siamo chiamati a renderci responsabili del nostro modo di vivere, e anche protagonisti di significativi cambiamenti, partendo dal principio che mente, emozioni e corpo si influenzano a vicenda. Questo è quello che ci dicono, in modo un po’ diverso, sia Tolle che Assagioli. (“Gli effetti psicosomatici della concezione del mondo e della vita, si spiegano facilmente. Questo atteggiamento non è una semplice convinzione mentale, ma suscita emozioni e sentimenti, spesso intensi e anche violenti, come la disperazione; e questi, come i sentimenti e le emozioni di ogni altra origine, producono reazioni fisiche, cioè sono causa di disturbi psicosomatici” Assagioli)
Ma come si fa, da un punto di vista concreto, a ristabilire questo contatto con il corpo e, attraverso di esso, ad entrare in una nuova dimensione di pace e di equanimità?
Per Tolle questo processo si traduce proprio entrando pienamente nel presente, cioè nella dimensione dell’Adesso. E ci si riesce coltivando piano piano una migliore capacità di “Stare”. Suggerisce quindi delle pratiche, che si possono rivelare molto utili anche ad esempio nella pratica del counseling, sia per il counselor che, forse, anche per il cliente. Eccone una che per la mia esperienza si è rivelata molto efficace:
Entrare in connessione con il corpo interiore. Serve ad imparare ad “essere nel corpo”. Rivolgete la vostra attenzione all’interno del corpo. Sentitelo da dentro. È vivo? Vi è vita nell’addome, nel torace, nelle braccia, nelle gambe e nei piedi?Potete sentire il sottile campo energetico che pervade l’intero corpo e dona vita vibrante a ogni organo e a ogni cellula? Potete sentirlo in tutte le parti contemporaneamente come un unico campo di energia? Continuate a concentrarvi per qualche istante sulla percezione del corpo interiore. Non cominciate a pensarci. Sentitelo. Più attenzione vi dedicate, più forte e chiara diventerà tale percezione. Vi sembrerà che ogni cellula diventi più viva e se avete un buon senso visivo potrete percepire un’immagine del vostro corpo che diventa luminoso. Sebbene questa sensazione possa esservi utile, rivolgete maggiore attenzione alla sensazione che non alle immagini che possono nascere.
Concentratevi su questa sensazione, il vostro corpo sta diventando vivo. Ora aprite gli occhi, ma mantenete una certa attenzione verso il campo energetico del corpo anche mentre vi guardate attorno nella stanza. Il corpo interiore si trova sulla soglia fra la vostra identità di forma e la vostra identità di essenza, la vostra vera natura. Non perdete mai il contatto con quest’ultima.”

Anche nei tanti testi sulla psicosintesi che abbiamo a disposizione, ci sono degli ottimi suggerimenti mirati a vivere con più intensità il momento presente ed il rapporto con il nostro corpo. Spesso attraverso la sacralizzazione del lavoro che stiamo svolgendo, sia esso camminare, che lavare i piatti, che guardare un tramonto. Fare tutto con la massima cura, osservando attimo per attimo le sensazioni fisiche che proviamo, ci aiuta a staccarci dalla mente, a calmare le emozioni, a sentire il nostro nucleo interiore. Per concludere questa parte, penso che le parole più belle siano quello con cui si esprime Ferrucci nell’Esperienza delle vette. Incredibilmente conclude usando proprio le parole con cui ho aperto questo capitolo!!!
“Impariamo che è possibile riconciliarci col nostro corpo; che si può dare ritmo, disciplina; che si può imparare a vivere nel corpo, adottarlo come mezzo di espressione nel mondo, percepirlo come sorgente di forza, leggerezza, euforia, non più come un nemico che ci infastidisce e ci deprime, ma come un alleato, anzi, un amico.
Per rimanere presenti nella vita quotidiana, è utile essere profondamente radicati in se stessi; altrimenti la mente, che ha un potere incredibile, ci trascina via come un fiume impetuoso. Essere radicati in se stessi significa abitare pienamente il proprio corpo.”

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