DUE MAESTRI, UN’UNICA VIA (cap. 5)

| di GAIA S. LAMON |
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~ L’Adesso ~

“Quasi tutti gli esseri umani presentano un’alternanza non fra consapevolezza e inconsapevolezza, ma soltanto tra livelli diversi di inconsapevolezza”

Nella seconda parte di “Il potere di Adesso” si entra nel vivo della questione della Presenza, ovvero di come fare per entrare stabilmente in essa. Uno dei tanti modi di dire la stessa cosa è: “dimorare nell’Io”. L’Io infatti rappresenta una dimensione senza tempo, uno “stare” a-temporale, è Presenza nel senso di essere “veramente presenti, qui e ora”.
Nella pratica del counseling l’esercizio della presenza è strettamente legato al saper “stare”. Lo stare a sua volta non può prescindere dal concetto di accettazione. Un libro che mi ha molto arricchita da questo punto di vista è “Il counseling centrato sulla persona”, di Mearns e Thorne. Gli autori partono dalla considerazione che “per il counselor centrato sulla persona l’abilità di amare se stesso e saper stare con se stesso è la testata d’angolo per la sua pratica terapeutica e senza di essa il senso della relazione di aiuto viene gravemente compromessa”. Il counselor deve coltivare l’abilità di ascoltare se stesso, specialmente quando questo ascolto minaccia di essere doloroso. Molte persone scelgono di dedicarsi a tale ascolto accompagnati da un terapeuta. Altri possono essere aiutati dalle pratiche “altrettanto produttive e illuminanti della meditazione”. Tali opportunità devono essere cercate e pianificate deliberatamente… perché “è troppo facile perdere totalmente il contatto con il proprio mondo interiore, che è la risorsa più preziosa del counselor”.
Qui si inserisce molto bene il discorso di Tolle, che verrà chiarito dalle sue parole, che riporterò qui sotto. L’accettazione, per lui, consiste nel restare costantemente aperti alla vita, cioè a tutto quello che ci succede, dentro e fuori di noi. Questo è il più alto esempio di amore incondizionato che possiamo iniziare a praticare tutti i giorni. E cioè imparare a “dire sì” a quello che arriva, senza giudizio, e senza aspettativa: “Dovete sempre operare con il momento presente, non contro di esso. Fatene il vostro alleato, non il vostro nemico”. E il momento presente è sempre ricco di stimoli, più o meno gradevoli, sia che ci troviamo da soli, sia che siamo in relazione con qualcun altro. Il contatto con il nostro mondo interiore, dicono Mearns e Thorne, “é la risorsa più preziosa del counselor”. Qualsiasi cosa ci sia, in questo mondo interiore, non è un nemico da combattere, ma un alleato prezioso, anzi, la Via attraverso la quale possiamo smettere di essere in conflitto con quello che accade, e quindi con noi stessi. È il primo, indispensabile passo per cominciare ad amarci.
La pratica del counseling psicosintetico, come ricorda a più riprese anche Molly Brown, parte dal considerare i problemi come potenzialmente trasformativi. Così, elementi che siamo abituati a considerare come disturbanti, diventano, in questi diversi approcci terapeutici e spirituali, delle “pietre angolari” da cui ricominciare a vedere il mondo, e noi stessi, in modo nuovo.
È quello che ci dice anche il Potere di Adesso:

Bisogna capire in profondità che il momento presente è tutto ciò che avete, rendere l’Adesso il fulcro principale della vostra vita. Mentre prima vi soffermavate nel tempo e compivate brevi visite nell’Adesso, ora dovete dimorare nell’Adesso e compiere brevi visite nel passato e nel futuro quando sono necessarie per affrontare gli aspetti pratici della attuale situazione di vita.
Che cosa c’è di più futile e folle che opporsi alla vita stessa che è adesso e sempre adesso? Abbandonatevi a ciò che esiste. Dite sì alla vita, e vedrete come la vita all’improvviso inizierà a lavorare per voi. (…) bisogna accettare, e poi agire. Bisogna capire in profondità che il momento presente è tutto ciò che avete, rendere l’Adesso il fulcro principale della vostra vita. Dovete sempre operare con il momento presente, non contro di esso. Fatene il vostro alleato, non il vostro nemico.
Allora non preoccupatevi dei frutti della vostra azione, limitatevi a prestare attenzione all’azione stessa. I frutti verranno da soli. Questo è un potente esercizio spirituale.
Così si trasformerà miracolosamente la vostra vita.”

Restiamo quindi, sempre, con ciò che abbiamo. E quello che abbiamo è ciò che abbiamo qui, in questo momento…né ieri né domani. Siamo finalmente centrati, e centrati nell’Io.

“non perseguite più i vostri obiettivi con arcigna determinazione, spinti da paura, collera o malcontento o dal bisogno di diventare qualcuno. Né rimarrete inattivi per timore del fallimento, che per l’ego è la perdita del sé. Non ricercate cose permanenti dove non possono esservene: nel mondo della forma, del guadagno e della perdita, della nascita e della morte. Non esigete che situazioni, condizioni, luoghi o persone vi rendano felici, né soffrite quando essi non sono all’altezza delle vostre aspettative. Le forme nascono e muoiono, eppure siete consapevoli di ciò che in eterno è dietro le forme. Sapete che “niente di reale può essere minacciato” (Tao).

Ecco quindi che si dissolvono anche le aspettative: quelle legate alle nostre azioni, quelle legate alla relazione con gli altri. Come dice Brown in “Lo sviluppo del Sé”, una delle abilità del counselor è quella di saper stare con l’altro senza nutrire aspettative sul risultato. Coltivando questa attitudine, possiamo permetterci sempre più di essere presenti per come siamo, guadagnandone in autenticità. E permettendo all’altro di essere pienamente, liberamente, “ciò che è”. Perché…”è la sottile qualità della presenza a fare la differenza nell’efficacia del counseling” (Brown)

Tolle continua, riprendendo le parole di Gesù, nel Discorso della montagna:

“Non pensate al domani, perché il domani penserà da sé alle sue cose. Ogni giorno ha la sua pena”. Oppure il brano che parla dei bellissimi fiori che non sono in ansia per il domani ma vivono bene nell’Adesso senza tempo e a cui Dio provvede in abbondanza.
L’intera essenza dello Zen consiste nel camminare sul filo del rasoio dell’Adesso: essere così totalmente presenti senza che nessun problema, nessuna sofferenza, nulla che non sia ciò che siete nella vostra essenza può sopravvivere in voi. Nell’Adesso, in assenza di tempo, tutti i vostri problemi si dissolvono. La sofferenza necessita del tempo, non può sopravvivere nell’Adesso.
In situazioni di emergenza che pongono in pericolo di vita, il trasferimento di coscienza dal tempo alla presenza talvolta avviene spontaneamente. La personalità che ha un passato e un futuro arretra e viene sostituita da un’intensa presenza cosciente, assai quieta ma al tempo stesso molto vigile. Qualunque reazione sia necessaria allora nasce da questo stato di consapevolezza
Se vi siete trovati in uno stato di emergenza, di vita o di morte, saprete che la mente non aveva tempo di giocherellare e farne un problema. In una vera emergenza la mente si ferma; voi diventate totalmente presenti nell’Adesso, e prende il sopravvento qualcosa di infinitamente più potente”.

Anche in “L’esperienza delle vette” Ferrucci porta molti esempi di realizzazione di una presenza “totale”, assoluta, da parte di alcuni soggetti. E cita anche gli appassionati di sport estremi che si cimentano in attività in cui la vita è in massimo pericolo ed è necessario essere totalmente presenti per sopravvivere, per riuscire a provare la sensazione della presenza al massimo grado.
Ovviamente da Tolle possiamo ascoltare le parole di qualcuno che ha avuto un’esperienza diretta di Vetta, che descrive come un stato in cui si “esce dal tempo”. Qui siamo già nel territorio del transpersonale; in quella dimensione in cui la personalità ordinaria si annulla, e c’è un perfetto allineamento tra l’Io e il Sé, che trasporta l’individuo verso una dimensione dell’esistenza totalmente libera. È una possibile Via da seguire. Non è detto che noi riusciremo nell’intento di raggiungere una meta così alta. Ma…possiamo liberarci da questa aspettativa e provare a gustarci il viaggio con umiltà, coltivando una presenza vigile che intanto può già regalarci molti aiuti!
Proseguendo, un altro dei punti che sia Whitmore in “Il counseling psicosintetico” che Brown mettono in evidenza è proprio il difficile momento in cui, durante il counseling (o nella nostra vita) arriviamo a mettere in discussione il nostro senso di identità, legato agli schemi e alle identificazioni di cui abbiamo già parlato. Procedere nel senso di dare sempre maggiore spazio alla Presenza, e cioè nell’uso costante dell’osservazione dei nostri contenuti psichici, porta inevitabilmente a cambiare. Cambiare nel senso, rivoluzionario, di essere sempre più simili a noi stessi, sempre più autentici, è un’esperienza di per sé nuova, per molti versi disorientante. Ed è a questo punto che quasi sempre iniziano ad emergere i nostri meccanismi di difesa per ostacolare la disgregazione di una vecchia identità senza la quale ci sembra di non poter vivere… Così dice Tolle, poco più avanti nello stesso capitolo:

“Alcune persone si arrabbiano quando mi sentono dire che i problemi sono illusioni. Minaccio di portare via il loro senso di identità.
Hanno investito molto tempo in un falso senso del sé. Da molti anni definiscono inconsapevolmente la loro intera identità in termini di problemi e sofferenza. Chi sarebbero senza questi? Gran parte di ciò che le persone dicono, pensano o fanno è in realtà motivata dalla paura, che naturalmente è sempre legata al fatto di concentrarsi sul futuro e di non essere in contatto con l’Adesso. Poiché nell’Adesso non vi sono problemi, non vi è nemmeno la paura”.

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