SAI COME FUNZIONA UN DEMONE?

da | Articoli, più letti

A qualcuno di noi, ogni tanto, sorge il dubbio che all’origine di uno stato di sofferenza interiore non ci siano soltanto dei problemi psicologici, ma qualcosa di più, di diverso, di difficilmente identificabile, fatto di una sostanza sottile che sfugge alle comuni spiegazioni che usiamo per descriverci e definirci.

Oggi la maggior parte degli psicologi, ma anche dei religiosi e delle religiose di diverse tradizioni, insiste molto su un punto, che si può riassumere così: dentro di noi abbiamo delle parti disfunzionali la cui origine risiede nella nostra storia personale. Queste parti disfunzionali sono, in pratica, le emozioni che non ci fanno stare bene e che sono state fortemente presenti nel nostro percorso di vita, prima attraverso i rapporti con i familiari e poi a contatto con l’ambiente sociale. In un processo di progressiva cristallizzazione, a partire dall’età della crescita, queste emozioni e questi pensieri vanno a far parte delle basi inconsce su cui si forma la nostra personalità.

Le emozioni disfunzionali agiscono influenzando la nostra vita, di solito senza che ce ne accorgiamo: le chiamiamo rabbia, invidia, paura, intolleranza, senso di inferiorità, tedio, orgoglio, ecc. Vengono anche chiamate parti-ombra, e sono molto potenti. Sono difficili da vedere in noi stessi anche se negli altri riusciamo ad individuarle con grande facilità!
Le parti-ombra sono così potenti da rappresentare uno dei più grandi ostacoli alla nostra evoluzione spirituale.
Ma perché sono così difficili da affrontare?
Il motivo è che, anche se consciamente non le consideriamo, tendiamo ad agire seguendo i bisogni e gli impulsi che esse ci comandano, senza esserne appunto consapevoli. Le parti-ombra risiedono nell’inconscio, ben radicate e piene di energia. In un certo senso pilotano di nascosto le nostre vite.

Come dicevo, non solo gli psicologi, ma molte religiose e religiosi del nostro tempo, che sono spesso colti e dotati di buon senso, conoscono bene e ci spiegano questo meccanismo. E fanno un ulteriore passaggio: ci rivelano che, in fondo, le nostre parti-ombra sono la traduzione in chiave moderna di quei malesseri a cui, un tempo, venivano dati i nomi dei démoni.
C’è un piccolo libro interessante, “Per vincere il male”, del monaco benedettino Grun, che parla di questi argomenti e che riporta alcune descrizioni degli esseri che davano il tormento ai monaci dell’antichità: il demone dell’ira, dell’accidia, dell’orgoglio, della pigrizia… potete leggerne alcune qui.
Oggi il concetto di “démone” viene spesso associato a epoche di oscurantismo, a superstizione e ignoranza. Nella nostra società i “démoni” possono essere nominati solo come metafora di malesseri interiori clinicamente classificati. In un certo senso sono stati esorcizzati e “trasportati” nel più moderno e rassicurante territorio della psicologia. Si può così parlare dei demoni della follia, della gelosia o del gioco… con il risultato di togliere al diavolo un bel po’ della sua antica aura di inquietante mistero. Con il risultato, soprattutto, di privarlo del potere di spaventarci.

Questo è un approccio intellettuale, moderno, “laico”, che porta inevitabilmente ad una conclusione, illustrata molto bene dal teologo Grun: “Non possiamo eliminare il male dal mondo, ma dobbiamo esautorarlo, riconciliandoci con esso e affrontandolo in modo adeguato”.
“Esautorarlo” vuol dire togliergli autorità, quindi potere. Possiamo dunque parlare, poniamo, del demone dell’angoscia, a patto che si tratti solo di una metafora, di una convenzione: un modo di dire efficace per descrivere qualcosa di tanto sgradevole quanto sfuggente. In altre parole: non si tratta di una vera entità. Riducendo il demone a rappresentazione pittoresca di alcune nostre parti problematiche, gli togliamo un bel po’ della sua forza sovrannaturale. Esce dal mistero. Esce dal buio. Diventa visibile, dicibile, e quindi meno pauroso. Per mezzo delle parole ci possiamo convincere che “il diavolo non è così brutto come lo si dipinge”.

Ma le entità negative, i demoni, esistono oppure no? Sono il residuo di una mentalità medievale o veri e propri esseri che interferiscono con il nostro essere e la nostra vita?

Sono solo un modo diverso di chiamare le parti disfunzionali con cui dobbiamo provare a riconciliarci, oppure possiedono una loro identità e soprattutto una loro volontà con la quale agiscono su di noi?

Molti grandi esseri spirituali ci hanno lasciato testimonianza delle loro battaglie con il demonio, alcune delle quali sono poi entrate nella leggenda. Il nemico che ci descrivono non ha nulla di metaforico: è reale. Possiamo pensare al Maestro Gesù nel deserto, che è l’esempio più famoso. Oppure, per restare in area cristiana e più vicino a noi, a Padre Pio, le cui battaglie con i demoni erano così concrete da lasciargli lividi in tutto il corpo, e così violente da svegliare nel cuore della notte i suoi (spaventatissimi) confratelli in convento. E che effetto fa leggere Sri Aurobindo e Mère quando raccontano delle legioni di demoni che si sollevano per vessarci e scoraggiarci non appena nel nostro animo si fa strada un piccolo progresso spirituale? E ancora, cosa saranno mai i voladores di Castaneda, che con i loro oscuri mantelli saltano da un essere umano all’altro per “spremerci senza pietà, come polli nelle stie”?
Man mano che si leggono e si confrontano queste vicende, si fa sempre più strada il sospetto che si riferiscano a esseri veri e propri, dotati di una loro identità, di una loro volontà e di una specifica capacità di agire.

Può essere inquietante pensare che alcuni dei fattori che ci influenzano non siano di origine esclusivamente psicologica, cioè “nostri”, ma attribuibili a qualche cosa di esterno che esercita una malevola pressione sul nostro essere. Se non ce la sentiamo di accettarlo, possiamo benissimo limitarci alle cure di tipo psicologico, che sono comunque benefiche.
Se invece siamo disposti a includere nella nostra visione degli elementi in più, possiamo prendere in considerazione l’idea che in effetti delle forze avverse stiano interferendo con la nostra salute: mentale, emotiva, fisica e spirituale.
Ricordiamo sempre che, come spiega Castaneda, queste forze si nutrono della nostra sofferenza (e di conseguenza non smettono mai di stimolarla), ma temono la nostra consapevolezza. La loro più grande forza si basa sul fatto che ci rifiutiamo di accettare la loro esistenza. In fondo, questo è il migliore modo, per un nemico, di agire indisturbato: non farci sapere che agisce. O meglio ancora: non farci sapere che esiste.

Naturalmente è una nostra responsabilità riuscire a distinguere una situazione di sofferenza psichica (che si può affrontare con una terapia ben condotta) dalle difficoltà che derivano dalla presenza, nel nostro campo energetico, di interferenze di altra natura. Quello che nessuno dice è che a governare i nostri malesseri ci sono quasi sempre i due aspetti: quello endogeno e quello delle interferenze sottili.
Molte sofferenze esistenziali, anche pesanti, potrebbero essere affrontate più efficacemente se si tenessero presenti entrambi gli aspetti, sia da parte dei terapeuti che dei pazienti.

Quali sono allora i più comuni indicatori di un’interferenza sottile?

  •  Sogni che spaventano molto, che ci svegliano nella notte e ci lasciano impauriti, perché danno la sensazione di essere reali.
  •  Sensazioni di forte oppressione.
  •  Sensazione di contrarietà, di subire qualcosa che ci rema contro, anche e soprattutto nelle piccole cose quotidiane.
  •  Cambiamenti di umore repentini, senza una spiegazione convincente e difficili da superare.
  •  Senso improvviso di vuoto, di scoraggiamento, di una diffusa perdita di significato.

La buona notizia è questa: quando ci muoviamo nel territorio dell’ignoto, un momento di consapevolezza può essere fondamentale per tutta la nostra vita. Può essere salvifico, ed aprirci la possibilità di scoprire dimensioni più elevate e più luminose del nostro essere. A volte può perfino condurci verso una vita completamente rinnovata.

Quando la mente fa l’enorme passo di accettare il fatto che delle entità esistono, compie un atto straordinario di ribellione contro le credenze sociali, contro il buonsenso spicciolo sia religioso che intellettuale. Mette anche in atto una certa dose di eroismo, perché sceglie di affidarsi all’intuizione (le prove di solito arrivano, ma in un secondo momento).
Per affrontare questa impresa abbiamo a disposizione moltissimi aiuti. Vediamone alcuni, che costituiscono il “kit di base di ogni operatore-operatrice di Luce”:

1. Per prima cosa dobbiamo sempre avere in mente questo: se da un lato ci sono forze ostili che ci ostacolano, dall’altro ci sono sempre potentissime Entità di Luce che hanno il compito di intervenire in nostro soccorso. Ripetiamocelo più volte durante il giorno, perché è una potente affermazione che ci dispone a chiedere (e ricevere) aiuto con più intensità.

2. L’altra cosa che dobbiamo sapere è: mentre le forze avverse agiscono senza chiederci il permesso, gli Esseri di Luce seguono un principio cardine dell’amore universale, che è il principio di non interferenza. Questo significa che esse intervengono solo se noi, con fede e perseveranza, le invochiamo costantemente in nostro aiuto.

3. L’aiuto più potente che giunge in nostro soccorso è quello dell’Arcangelo Michele e degli Angeli del suo raggio, che dalla notte dei tempi viene invocato dalle spiritualiste, dai mistici, dagli operatori e operatrici di Luce in soccorso e sostegno nei momenti di lotta. Chiamate l’Arcangelo e i suoi Angeli, insieme ai Maestri e alle Maestre di Luce in vostro aiuto più e più volte durante il giorno, come se fosse una preghiera continua.

4. La continua invocazione durante il giorno farà si che, se e quando subiremo degli attacchi psichici nel sonno o durante i sogni, riusciremo a chiedere aiuto anche in quelle circostanze, sebbene non stiamo vivendo nella nostra frequenza mentale ordinaria, in cui siamo più reattivi.

5. “Arcangelo Michele, Maestri, vi prego aiutatemi!” Abbiate fede: essi arriveranno immancabilmente, allontanando oppure trasformando in Luce le entità che vi angosciano. Potrete anche ricevere sostegni e segni in forma materiale, ma per riconoscerli e apprezzarli dovrete coltivare la pazienza, la fiducia, la curiosità… e uno spirito giocoso, che gli Angeli apprezzano moltissimo!

6. Una delle preghiere più famose e più potenti è l’esorcismo di Leone X. Ripetetelo ogni volta che potete (anche quando siete in macchina o in coda a qualche sportello). Recita così:

“Oh San Michele Arcangelo
difendici dalle insidie e dalle perfidie del diavolo
sii tu a nostro sostegno,
Gli comandi Iddìo, supplici noi ti preghiamo.
Oh, Tu, Principe delle Legioni celesti,
satana e gli altri spiriti maligni
che a perdizione dell’umanità vagano nel mondo
con divina Virtù
nell’inferno discaccia.”

In conclusione, aver cura di noi stessi significa anche prestare attenzione ai nostri stati di sofferenza. Essi molto spesso hanno origine nelle nostre parti-ombra, nuclei emotivi compositi e ben radicati nella nostra storia personale. I sintomi prettamente emotivi, le cause specificamente nostre, endogene, possono essere mitigate anche da una adeguata cura psicologica.

Ciò che origina in entità malevole a noi estranee, le quali stimolano e si nutrono del nostro malessere, può essere ugualmente affrontato, se lo vogliamo, rivolgendo le nostre richieste di aiuto alle entità benevole, con fede e costanza.

error: Azione disabilitata