Raccontare l’orto: fava

da | L'orto curioso

LA FAVA

Un tempo era uso comune dare un banchetto a base di fave, cioè cucinare abbondantemente queste leguminose, dopo un funerale. Ma c’erano anche molte credenze sinistre legate a questa pianta, ed una delle più folli era che le abitassero gli spiriti dei morti. Pitagora ne era convinto e per nessun motivo voleva mangiar fave; gli Egizi le guardavano con orrore, come impure. I Romani avevano un proverbio, abstineto a fabis – astenetevi dalle fave – nato dal loro metodo di votare gettando delle fave in una ciotola, ed era semplicemente un monito a non aver a che fare con la politica. L’assennato Kettner, dopo aver enumerato alcuni dei pregiudizi di cui s’è detto, concludeva con una solida morale: “Duemila anni sono passati, e noi oggi siamo qui che mangiamo fave col più profondo godimento e con la più perfetta indifferenza. La morale è: liberatevi dai pregiudizi e non chiamate nulla impuro”. Comunque a generare questi pensieri neri ha contribuito anche il fiore della fava. Il suo profumo così carico ha dato origine a diverse superstizioni, inclusa quella che vuole che il dormire in un campo di fave faccia impazzire. L’opposto di quanto dice James Thomson sul suo splendido profumo:

Fateci passeggiare a lungo
dove la brezza soffia dai vasti campi
di fave in fiore. L’Arabia non può vantare
uno zefiro più allegro che soffi generoso
traversando i sensi e prendendosi l’anima rapita.

LA COLTIVAZIONE

Seminatele d’autunno – e lasciate che passino l’inverno alle intemperie – così che germinino presto a primavera e vincano la mosca nera. Se attendete la primavera, seminate precocemente “quando le foglie dell’olmo sono grandi come una monetina”.

GLI USI

Raccogliete i baccelli via via che maturano, meglio prima che dopo, e mangiate crudi i semi teneri e verdi, con formaggio pecorino o fette di salame. Non c’è niente di meglio per una merenda primaverile, all’aperto. Se c’è vino buono in abbondanza, non c’è bisogno di altra compagnia.

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